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L’ennesimo incidente di pesca subacquea che poteva essere evitato

Chiudi gli occhi, è il tramonto e l’acqua è calda e trasparente, sei con il tuo compagno nel bel mezzo di un’esaltante battuta di pesca, all’improvviso un boato e avverti sulla gamba un colpo così forte che in un primo momento pensi di essere stato investito dall’elica di una barca. Ti guardi il piede e ti rendi conto che un’asta taitiana te lo ha appena trapassato. 

Lo scorso 24 agosto purtroppo al mio compagno è partito accidentalmente un colpo e io fatalmente ero sulla sua linea di tiro. 

Spearfishing accident

Realizzato che mi aveva sparato al piede e superato lo shock iniziale, ho stretto i denti e ho nuotato fino alla barca, dove sono riuscito a salire da solo, non ricordo altri momenti della vita in cui sono stato così forte. 

Federico Mana

Spearfishing accident

Poi l’adrenalina ha fatto il resto: dovevo arrivare in ospedale prima possibile per ridurre al minimo le possibilità di dissanguamento e di infezione. Mi hanno sparato verso le 17.30, alle 18.45 ero al pronto soccorso di Sebenico, alle 22.15 ero in sala operatoria, qualche giorno dopo sul divano di casa. In quei giorni ho atteso con angoscia i risultati degli esami di accertamento effettuati a Milano, non sapevo se sarei mai tornato a camminare e a pinneggiare. Poi finalmente gli esiti degli esami: “è andata davvero bene!”, le radiografie, la risonanza magnetica e la TAC confermano tutte che la taitiana si è insinuata tra le 28 ossa presenti nel piede, fratturandone una soltanto, non ha lesionato né arterie, né tendini né nervi. 

Miracolosamente esco da questa brutta avventura, un po’ acciaccato ma ancora in grado di pinneggiare. Soprattutto ne esco con una serie di domande che mi frullano per la testa che, da pescatore, vorrei rivolgere agli altri pescatori subacquei, agli artigiani che producono fucili, alle grandi aziende che operano nel settore della pesca in apnea. E ho anche una serie di domande che mi pongo come istruttore. Domande scomode che ci mettono davanti al lato critico di questa meravigliosa passione. Probabilmente sono domande che non mi sarei mai posto se non mi avessero sparato. Prima dell’incidente il mio approccio alla pesca subacquea era decisamente più disinvolto.

 

 

E tu? Sei disposto a metterti in discussione?

 

Prima di rispondere…Chiudi gli occhi, è il tramonto e l’acqua è calda e trasparente, sei con il tuo compagno nel bel mezzo di un’esaltante battuta di pesca, all’improvviso un boato, ti rendi conto che la taitiana del tuo fucile ha appena trapassato il piede del tuo compagno.

Sunset Croatia

Mi piacerebbe che ci scrivessi nei commenti al post il tuo punto di vista, così da poter magari aprire un confronto con produttori di fucili, didattiche, istruttori e tutti i soggetti in qualche modo coinvolti per proporgli delle idee che possano contribuire alla prevenzione di incidenti di questo tipo.

A presto,

Fede

Contributor:
Federico Mana

Fondatore e presidente di Moving Limits. Apneista professionista che vive di mare dal 2003 è detentore di otto record italiani nelle discipline di apnea profonda. Primo italiano ad aver raggiunto la profondità di 100 metri in apnea in asseto costante, rappresenta un punto di riferimento nel mondo apneistico perché considerato trai i massimi esperti di tecniche di compensazione e respirazione.

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Daniele

25 Febbraio, 2018 - 15:51

Sicuramente una brutta esperienza che fortunatamente si è conclusa per il meglio. A mio avviso ancora prima che capire come modificare i fucili, bisogna che ci si responsabilizzi come apneisti/pescatori. Troppo spesso, soprattutto in stagione estiva si vedono persone maneggiare fucili subacquei fuori dall'acqua come fossero giocattoli. Poi sicuramente si potranno apportare modifiche tecniche che allontanino il rischio di incidenti, ma tutto deve partire da noi. Anche una licenza che attraverso un corso insegni come usare un fucile che speci pescare e tanto altro ancora, non sarebbe male.

Fabrizio Bicio Apnea

20 Marzo, 2018 - 20:02

Ciao Federico,
ci siamo visti qlc settimana fa allo stage di Novara. Io sono un pescatore e ho la fortuna che mare permettendo tutte le settimane un giretto in Liguria riesco a farlo. Io sono molto attento alla sicurezza e pretendo che anche i miei compagni, quando escono con me, prestino la massima attenzione ed abbiamo un completo controllo del fucile che, non smettiamo di dimenticarcelo, è un arma a tutti gli effetti. Bisognerebbe infondere nella mentalità dei pescatori che i ucili come l'arbalete .. roller .. pneumatico ... ecc si caricano solo prima del tuffo e mentre si risale bisogna sempre metterli in sicurezza sganciando gli elastici o mettendo la sicura (per quelli provvisti), soprattutto mai girare l'asta caricata verso se stessi ( v. cretini che si fanno i selfie) o verso gli altri.
ps .. prossimo stage riprovo le "onda" ???
Ciaoooooo Fabrizio

Federico D

20 Marzo, 2018 - 20:54

Cavolo, sono rimasto a bocca aperta, e mi dispiace molto, sono felice che sia finita bene, tutto sommato.
Io ho iniziato a praticare l'apnea proprio per la pesca subacquea, quindi sono assolutamente pro pesca. Penso che sia un'attività praticabile in sicurezza, se si usano determinati criteri, e sono sicuro che sarebbe possibile metterli in pratica. Tuttavia, sono anche convinto che la strada della divulgazione delle norme tramite il semplice dialogo, non sia corretta, perchè non porterebbe a nulla. Alla fine, per quanto una persona possa stare attenta e rigorosa nei metodi, sempre persona rimane. Può sempre esistere il momento sbadato, soprattutto nella stanchezza, e nelle cattive condizioni meteo. Da un altro lato, penso anche che la sola volontà non sia sufficiente da parte delle persone per fare qualcosa per la sicurezza (spesso perchè sono le persone stesse a rifiutarsi. Penso che una legge che chiarisca i modi in cui è possibile praticarla sia l'unica soluzione, perchè metterebbe sullo stesso piano tutti quanti. Immaginiamo una legge che stabilisca che a pesca si deve essere sempre in due (due sub o sub e barcaiolo), si possa usare un fucile alla volta (in due), renda obbligatorio un patentino per la conoscenza delle norme di sicurezza, e magari altre cose. Sono sicuro che metterebbe a posto la sicurezza dei subacquei sotto tutti i punti di vista, e già che ci siamo regolamenterebbe anche le catture (specie, numero, taglia).
Non per essere polemico, ma per questo ho sempre visto fare poco da parte di molti pescatori, e ho sempre visto tanti che sono sempre stati pronti a condannare i pescatori di altro tipo, i natanti, la capitaneria, per qualunque motivo ed in modo arrogante. Ma senza delle regole precise cosa possono aspettarsi se non altro?

P.S. i costruttori di fucili, quando ci saranno norme generali, si adatteranno ( e con felicità in caso di modifiche, aggiuntive, per la sicurezza, sui vecchi fucili )

Davide Carrera

21 Marzo, 2018 - 01:30

Ciao Federico, mi dispiace tantissimo per quello che è successo e mi fa piacere che si sia risolto.
Mio papà era un cacciatore, di terra, non è mai andato sott'acqua, come tanti bambini mi piaceva giocare ai cowboy, con quelle pistole di plastica con il tappino rosso che facevano solo rumore, una volta puntai la pistola verso di lui e lui mi guardò e con parole che sono rimaste impresse per sempre nella mia mente mi disse: "non si punta MAI un arma contro qualcuno, neanche se è scarica e neanche se è un giocattolo". Credo che nel mondo della pesca subacquea ci sia un po' troppa leggerezza nell' utilizzo delle ARMI, ci sarebbe bisogno di una presa di consapevolezza e di qualcuno che ci ricordi nel momento in cui acquistiamo un fucile che è un ARMA, anche se è vendibile senza licenze, che PUÒ UCCIDERE, una volta era il compito del padre verso un figlio, oggi non so, forse di un amico più esperto, un istruttore, un cartello o adesivo apposto sul fucile al momento dell'acquisto, del negoziante... vedo spesso troppa leggerezza e spavalderia nel maneggiare fucili subacquei e mi si stringe lo stomaco quando vedo un fucile che punta inconsapevolmente qualcuno, non credo nelle sicure, e neanche nel pescare in coppia con un solo fucile, un solo fucile con due persone in acqua è sufficiente ad AMMAZZARNE una, credo nell' EDUCAZIONE, RESPONSABILITÀ E CONSAPEVOLEZZA, e come dici giustamente tu..."prima di rispondere...chiudi gli occhi...." ecco prima di caricare un fucile..."chiudi gli occhi e pensa...ho in mano un ARMA, può UCCIDERE, devo essere RESPONSABILE, devo destare tutti i miei sensi e fare attenzione" e magari anche "...GRAZIE MARE per accogliermi e nutrirmi con il tuo silenzio, i tuoi colori, la tua pace, che sono le cose di cui sono più affamato e poi se ho davvero fame anche nella pancia, GRAZIE per tutti gli esseri viventi che mi doni per sfamare me e la mia famiglia" un abbraccio a tutti e Buon Mare e "NON SI PUNTA MAI UN ARMA VERSO QUALCUNO NEANCHE SE È SCARICA E NEANCHE SE È UN GIOCATTOLO" dovrebbe diventare un mantra da ripetersi e far ripetere fino a quando diventa parte dell' ESSERE CACCIATORI. GRAZIE

Alberto Bernardini

21 Marzo, 2018 - 11:02

Ciao grande Fede,
brutta storia davvero, sono sollevato che tu stia bene.
Che dire, ho letto gli altri commenti ... tutto giusto, il tema ha tante facce, informare-brevettare-diffondere consapevolezza-mitigare rischi-deprecare comportamemti errati, poi alla fine l'incidente capita anche ai più esperti, non credo che il tuo sfortunato compagno di pesca fosse un novellino.
E allora sono d'accordo con te, forse con le potenze che hanno raggiunto oggi i fucili subacquei merita una rivisitazione il meccanismo di sgancio che è ancora lo stesso degli anni 80.
Poche settimane fa durante una serata tiro sub organizzata nella piscina dove insegno è partito un colpo accidentale che per fortuna ha danneggiato solo le mattonelle ma ha messo molta paura a tutti.
I miei ospiti oltre che essere pescatori esperti erano stati ben istruiti e nell'arco dell'intera serata non credo sia mai accaduto che un uomo si sia trovato sulla linea di tiro di un fucile carico ma l'imponderabile è sempre dietro l'angolo.
Io propongo uno studio sulle forze sostenibili dai meccanismi di sgancio per provare a definire un protocollo di omologazione che li renda sicuri.
Chiudo esprimendo grande diffidenza per le cosiddette "sicure" che agendo banalmente come blocco al grilletto non aggiungono nulla alla tenuta del meccanismo e se vogliamo suggeriscono usi impropri dell'atrrezzo.
Ti abbraccio e prometto di venirti a trovare presto a Padova

giacomo.rope@g…

21 Marzo, 2018 - 12:18

Davide, quello che hai scritto mi ha emozionato e lo condivido. Io penso anche che tutte le volte che imponiamo qualcosa a qualcuno perdiamo un'occasione di crescita. Il mondo del lavoro funziona così: diventi grande, adulto e improvvisamente ti ritrovi un capo che ti dice cosa fare e come farlo, come se fossi un bambino di 5 anni. Ecco perchè la maggior parte delle persone sono infelici al lavoro. Cerchiamo continuamente di definire regole e norme che vadano bene per tutti e ci dimentichiamo di lavorare su quelle tre cose che hai ricordato Educazione, Responsabilità e Consapevolezza, Gli esseri umani non funzionano solo con il dovere: se non trovo un senso in quello che mi impongono alla lunga mi comporterò secondo le mie inclinazioni. Io posso fare la raccolta differenziata perchè se non la faccio prendo la multa o perchè ho una bimba di 5 mesi e vorrei lasciargli un pianeta decente. La sicura sui fucili c'è ma non la usa nessuno, perchè? L'altra cosa che mi domando è: quando vediamo qualcosa che secondo noi è non è responsabile cosa facciamo?. Sono sardo e amo le spiagge bianche della sardegna e ogni volta che vedo qualcuno spegnere e abbandonare le sigarette sulla sabbia impazzisco. Quante volte ho espresso il mio disappunto? Poche. La domanda è: come cavolo faccio a creare una cultura della responsabilità, quella che tuo padre ti ha insegnato senza passare solo e unicamente da un mucchio di norme, brevetti, regole, certificati...?

Teo Ciucarilli

21 Marzo, 2018 - 13:11

C'è poco da recriminare e prendersela con i produttori di fucili, in questo caso è mancata la sicura più importante: il buon senso di chi impugna un fucile da pesca!!!!!!!!
Che non va MAI direzionato verso nessuno, sia anche a distanza ritenuta di sicurezza.
Vado oltre: non avrei cercato visibilità pubblicando l'accaduto, lo sport è molto a rischio, ci manca solo che venga vietato per incidenti dovuti ad IDIOTI che non usano quel poco cervello in loro possesso.

Mirco

21 Marzo, 2018 - 13:39

Prima di tutto mi dispiace per la tua disavventura e sono felice che si sia risolto tutto per il meglio. Non so come si siano svolti precisamente i fatti ma faccio comunque una riflessione rivolta più ai pescatori che ai produttori di fucili. Preciso che sui miei fucili, ove possibile, le sicure le ho tolte. L'ho fatto per due semplici motivi: il primo è quello di sparare ad una bella preda e accorgersi solo in quell'istante di non aver messo la sicura e quindi perdere il pesce. Ma questa è una motivazione futile e che con la sicurezza non c'entra niente. Il secondo vero motivo è quello che con la sicura molti si sentono tranquilli di poter tenere fucili carichi a bordo mentre si naviga, in acqua con i propri compagni di pesca o mentre si esce su una spiaggia magari affollata (punito dalla legge quest'ultimo caso). Io invece mi sento sicuro quando il fucile è scarico!! Pesco quasi sempre in coppia e mi capita spesso ovviamente di essere a contatto con il mio compagno per parlarci o semplicemente ventilare. Il buon senso mi dice che il fucile lo devo puntare verso il fondale. Quando il mio compagno fa la capovolta lo sposto invece verso la superficie finché non è sceso fuori dalla gittata del mio fucile. Forse ho scritto cose che molti fanno o sanno già ma penso che molti altri, neofiti e non, a queste cose non hanno mai pensato. Il tuo incidente spero sia servito per mettere in guardia chi va in mare con un arma considerandola tale. Mirco

Mirco Massone

21 Marzo, 2018 - 15:28

Ciao Fede.
Anch'io, come molti altri, nulla sapevo dell'incidente. Mi spiace moltissimo.
Un aneddoto, che mi riguarda, e che ha posto un definitivo addio ad ogni mia pescata:
Molti anni fa pescavo, non forte come te, ma pescavo, le mie pescate, anche a 20-25 mt di profondità, le facevo.
Un giorno decisi con amici di fare una pescata in quel di Riva Trigoso, in gommone.
Appena arrivati sul luogo di pesca decisi di scendere dal gommone senza indossare l'intera attrezzatura, perché attirato da un gruppo di sparidi di taglia che razzolava sotto la chiglia del gommone.
Mi faccio passare il fucile, all'epoca era un apache 100 con gomme da 16 e thaitiana da 6 in armonico mono-aletta.
Non indosso i guanti, perché preso dalla fretta di sparare quei bei saraghi sotto di me.
Carico il fucile, come tante volte avevo fatto in passato.
Purtroppo succede che l'ogiva in acciaio inox, che ha sempre dimostrato una tenuta perfetta, questa volta si fosse agganciata male all'asta.
Avevo le dita scoperte, ovvero non protette dai guanti cun cui ero solito fare le mie pescate.
L'ogiva salta, e si fionda contro il mio mignolo destro. Mi apre in due un polpastrello, lasciando acqua tra il pezzo staccato e quello ancora attaccato all'osso. Una nuvola di sangue mi avvolge, ed un intenso (ma non insopportabile) dolore mi prende il dito e la mano. Per fortuna capisco che il dito è ancora attaccato, perché vedo l'osso integro.
Capisco in breve l'accaduto, la battuta di pesca finisce in ospedale in quell'istante, con un rapido trasporto all'ospedale di Chiavari, una lunga attesa, punti e terapia antibiotica.
Conclusione: ho rischiato di perdere un dito perché sono stato preso dalla voglia di sparare ad un pesce.
Mi sono chiesto perché arrivare a tanto. Il mio incidente è uno dei tanti, tra chi pesca. Molto meno grave del tuo.
Da quel momento ho però deciso che non avrei mai più preso un fucile in mano.
Così ho fatto.

fedeml

21 Marzo, 2018 - 20:07

Ciao a tutti,
prima di tutto grazie per gli interventi così numerosi e grazie per le idee ed i suggerimenti che ci state offrendo, continuate così! Più interventi avremo più riusciremo ad avere un quadro preciso e utile per la nostra bella comunità.
Chiedo a tutti di rimanere propositivi e costruttivi, se vi è un incidente sicuramente ci sono stati degli errori, inutile puntare ora il dito, dare del cretino o accusare. Siamo esseri umani e come tali abbiamo dei momenti di distrazione e commettiamo degli errori che a volte non hanno conseguenze ed altre purtroppo si. Dopo l'incidente, e dopo aver compreso che sono un "miracolato" per la tipologia di danni che avrei potuto subire, ho chiamato più di cento amici pescatori per capire se i colpi partiti in modo accidentale erano un evento sporadico o meno. Ebbene ho scoperto che, alla maggior parte dei pescatori con cui ho parlato (da professionisti a pescatori ricreativi), almeno una volta nella carriera è partito inavvertitamente un colpo. Alcuni senza esiti, altri con solo un gran spavento, altri si sono visti passare la thaitiana tra le gambe, altri sono rimasti infortunati ed alcuni hanno addirittura evitato di parlare dell'infortunio per timore del tono accusatorio degli altri pescatori.
La sicurezza parte sicuramente da ognuno di noi, e noi siamo i primi responsabili delle nostre azioni, ma sono convinto che l'innovazione tecnologica possa aiutare l'essere umano a ridurre i margini di errore. Le automobili hanno sistemi di sicurezza sempre più evoluti (dal segnalare il cambio corsia fino a frenare in modo autonomo in caso di ostacolo improvviso) pertanto credo che attraverso un'analisi critica si possano apportare migliorie che aiutino il pescatore subacqueo a commettere meno errori.
Tutti conosciamo quasi perfettamente "la teoria della pesca in sicurezza", ma allo stesso tempo succede che in acqua la pratica sia ben diversa dalla teoria.
Ringrazio tutti per gli interventi e le considerazioni fatte, in particolare Davide Carrera e Giacomo per gli interventi costruttivi, perché sono convinto che il primo passo lo dobbiamo fare noi, coltivando la cultura della prevenzione e del buon senso.
E se da un buco nel piede nascesse una "nuova rotta" mi spingo a dire che sarei quasi felice di avere un buco nel piede.
La domanda che mi pongo è: ma qual è la vera realtà delle nostre sessioni di pesca? Ognuno di noi ha il suo metodo e forse crediamo che tutti facciano come noi, ma purtroppo non è così. L'idea è quindi quella di ricostruire una fotografia che possa darci un'immagine più precisa della realtà. Stiamo per pubblicare un sondaggio nel quale vi faremo10 domande, per capire insieme a voi quali siano realmente i comportamenti adottati, visto che quelli che si dovrebbero adottare, li conosciamo già. Le vostre risposte potranno fare la differenza nella scelta delle azioni concrete da mettere in pratica nel prossimo futuro.
I risultati del sondaggio verranno commentati, insieme a tutti voi e a tutti coloro che vorranno partecipare e fare delle domande, durante un Evento on line.
Partendo da quello che è capitato a me, faremo una chiacchierata con due interlocutori d'eccezione, due icone del nostro mondo, per i quali nutro grande stima e che hanno accettato con entusiasmo l'invito a prendere parte a questa iniziativa, il grandissimo Fabrizio D'agnano ed il campione di pesca Giacomo de Mola.
Vuoi essere anche tu protagonista di questa iniziativa? Bene, allora ricorda che il tuo contributo al sondaggio è per noi fondamentale. Più siete più la nostra, fotografia della realtà sarà efficace.
Grazie del tuo tempo

Mimmo

21 Marzo, 2018 - 23:01

Vado a pesca da più di 50, fortunatamente senza che mi sia mai capitato nulla di simile.
Tutto è bene quello che finisce bene; anche dalle brutte storie c'è qualcosa da imparare.
Condivido pienamente l'analisi di Davide come pure le raccomandazioni, per quello che possono servire.
Secondo me la sicurezza è un fatto molto soggettivo; dipende moltissimo dalle caratteristiche personali.
Condivido pertanto soltanto in parte quello che viene insegnato nei corsi; non mi piace l'idea che un compagno di pesca debba rischiare la propria vita per provare a salvare la mia. La storia di Federico è emblematica; basta una piccola distrazione e l'incidente è sempre dietro la porta, anche per i più esperti. Lo abbiamo visto in tatti brutti episodi accaduti a nostri amici "bombolari".
Non sono in grado di dimostrarlo ma, secondo me, con l'aumentare del numero di persone il rischio aumenta, senza contare che, quando ci si sente con "le spalle coperte" si è più portati a superare i limiti.
Non ci sono quindi regole o meccanismi che tengano; bisogna a mio avviso lavorare di più sulla consapevolezza del rischio e sulla responsabilità che deriva dall'avere una vera arma in mano.
Comunque ... Federico sei un grande, auguri di tante belle lunghe pinneggiate e, visto che a me piace anche correre, belle corse.
Per gli altri ....pare che gli auguri portino male, così mi astengo.

Oscar Saccares

22 Marzo, 2018 - 15:18

Carissimi Davide e Federico,
sono un apneista di 63 anni che si immerge da 45 anni che, comunque, rispetto a Voi che per me siete dei mostri sacri, resto sempre un sub della domenica! Anche se non ho ben chiaro in quale momento dell'azione di pesca è avvenuto l'incidente , devo dirvi che io di norma, quando sono in superficie con nelle vicinanze altri apneisti, adotto l'accortezza di togliere l'indice dal grilletto per evitare il colpo accidentale dovuto da una involontaria contrazione del dito. Pertanto distendo l'indice sopra l'elsa del griletto (oppure si potrebbe impugnare il manico con le quattro dita) cercando sempre e comunque, come dice Davide, di non puntare mai l'arma verso qualcuno!

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